Una giornata contro la violenza sulle donne è un simbolo e
serve senza dubbio a far riflettere, ma abbiamo ancora tanta tanta strada da
fare.
Il primo necessario pensiero è rivolto ai figli e figlie di
queste donne, alle famiglie devastate, madri padri sorelle. Questo pensiero
abbraccia certamente tutte le morti ma fra tutte è inaccettabile che si possa
uccidere per una scelta di libertà. Le donne ammazzate, nella maggior parte dei
casi dai compagni, sono state ritenute proprietà esclusiva, e gli assassini si
giustificano dicendo che era amore.
Ad oggi sono 77 i femminicidi effettuati per l’80% per mano
di un amore rifiutato. La legge sul consenso è fondamentale, il maschio deve
capire che solo con un si detto con convinzione si può procedere a qualunque
tipo di effusione. Anche un bacio, anche una carezza. Solo se c’è il desiderio
da parte di entrambi ha senso e significato quell’atto.
Il tema è molto difficile da affrontare ma ritengo che riguardi
tutti indistintamente.
Racconto un episodio apparentemente banale ma che ha il suo
significato.
Alcune sere fa abbiamo proiettato nel mio paese il film “Familia”.
Una pellicola dura, senza dubbio difficile ma credo necessaria. Di under
trenta c’era una sola persona, le altre presenti, molto poche a dire il
vero, erano persone già sensibili e impegnate. Nulla da dire sulla scelta di
recarsi o meno al cinema, la mia riflessione va a un colloquio avuto il giorno
seguente. Ho chiesto a una conoscente (dovrei imparare a farmi gli affari miei)
come mai non è venuta a vedere il film. La risposta è stata: anche se venivo
cosa cambia? Potevo fare qualcosa? Io sono a posto.
Possiamo dare ragione a questa persona, anche se veniva non cambiava
nulla ma questo è un atteggiamento molto diffuso. Cosa posso fare io? Io a casa
sto bene.
Il problema è senza dubbio educativo, dove per educazione
intendo un approccio globale della collettività. Il concetto di co-genitorialità
è sparito nel nulla. Ognuno è chiuso dentro il suo mondo e spesso è un mondo
davvero molto molto piccolo.
C’è una responsabilità generale che non esclude nessuno.
Interessa senza dubbio in primis la famiglia: come vengono educati i maschi e
le femmine in famiglia. Il consenso parte dalla madre che non si deve lasciar
dire o fare certe cose dai figli;
parte dai padri che dovrebbero essere costantemente sul pezzo
nei confronti delle loro compagne e dei figli/figlie.
Interessa la scuola che non può fare distinzione tra maschi
e femmine considerando i maschietti “naturalmente più aggressivi” come mi ha
detto una maestra e le femminucce “deboli da difendere”. Fino a che ragioniamo
in questo modo siamo lontanissimi dalla “verità”. Interessa il mondo sportivo,
il mondo delle associazioni, il mondo dei media il linguaggio utilizzato, gli stereotipi
di genere. Interessa le forze dell’ordine e i medici e infermieri.
La violenza contro le donne è un tema sociale, socio
educativo e sanitario. Nessuno escluso.
Potrei raccontare molto ma il mio segreto professionale
ovviamente me lo impedisce, ma il sommerso è tantissimo e si continua a
guardare il vertice dell’iceberg.
E’ assolutamente necessario fare ognuno la propria parte con
convinzione e tenacia.






