23 settembre 2025

LA RAGIONE AFFETTIVA DELLO SMARTPHONE


 Con molto piacere ho seguito una lezione con Gustavo Pietropolli Charmet. Il tema era legato alla scuola e all'utilizzo o meno degli smartphone.
Si sono aperti gli scenari più vasti, con le dovute specifiche riguardanti il grado di scuola e dunque la necessità di integrare le nuove tecnologie all'interno di una riflessione didattico educativa significativa.
Il tema più interessante portato da Charmet è stato proprio il legame che ognuno di noi, gli adulti e non i ragazzi, hanno con questo nuovo strumento.
Provocatoriamente Charmet ha chiesto di andare a verificare quali possono essere le ragioni affettive dello smartphone.
Perché non riusciamo a staccarci?
Che cosa ha da dirci di così importante?
Come mai è diventato il prolungamento del nostro braccio?
Che cosa ci cattura così tanto da non lasciare lo strumento nemmeno un attimo?
Ha lanciato domande che credo assolutamente necessarie in un mondo continuamente volto a puntare il dito contro i più giovani impedendo di fare un'analisi e di trarre le dovute considerazioni sugli adulti.
Matteo Lancini ha, quale cavallo di battaglia da sempre, l'auto-osservazione del mondo adulto che implicitamente diventa educativo.
Sostiene che è un controsenso pensare di togliere lo smartphone ai ragazzi quando fin dalla prima infanzia hanno visto questo aggeggio nelle mani dei genitori e di tutti gli adulti in genere.
Riprendendo Charmet, condivido il suo approccio a queste nuove tecnologie. 
Questi strumenti hanno catturato la nostra quotidianità tanto da farli diventare il centro di ogni nostra azione, dal cercare un ristorante, a farci da guida stradale, dai comodi acquisti in rete alla consultazione di una ricetta di cucina o dell'orario della metro.
Se tutte queste sono comodità, la parte positiva dell'utilizzo, la domanda sorge rispetto al proprio tempo libero. L'abitudine a fare scrolling è visibile ovunque.
Dopo quella interessantissima lezione ho voluto fare una prova.
Io non sono attiva sui social, non ho Instagram, X e altri canali. Mi limito al mio sito e alla divulgazione di qualche articolo o presentazione di libri. Sul mio smartphone ho provato a osservare le visualizzazioni del mio stato. Ho messo qualche frase, qualche locandina e poi ho verificato il numero di persone che lo guardano. Sono numeri molto alti e non perché queste persone siano realmente interessate ai contenuti che metto, compreso il link a questo articolo. Risulta assolutamente evidente che c'è un guardare gli stati per sport, per inedia, per combattere le noia. Prova ne sia che molto raramente c'è un commento.
Le persone in genere quando hanno un attimo libero scrollano lo smartphone.
Da educatori (tutti lo siamo, non solo i professionisti) dobbiamo essere più che consapevoli che sono messaggi concreti dati ai più piccoli. Questo aggeggio è la cosa più importante che possa esistere ormai sulla faccia della terra.
Esagero, d'accordo, ma osserviamoci, è davvero un dato di fatto. C'è una ragione affettiva dello smartphone, mi impedisce di sentire il silenzio, di vivere la dimensione del vuoto e della solitudine, mi dà l'illusione di essere sempre in contatto con qualcuno. Mi dà l'illusione di essere visto e ascoltato. Mi consente di sfilarmi dalla fatica di incontrare lo sguardo dell'altro, di litigare se necessario, di dire la mia opinione, di provare a costruire un dialogo vero e non filtrato da uno schermo che mi inebria e mi cattura.
Lo smartphone è utilissimo, ma la schiavitù che ne è derivata è davvero da prendere in considerazione. Regole per i ragazzi? Io direi prima di tutto regole per noi adulti.


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