26 settembre 2025

VIBRAZIONI CONSONANTI: IMPORTANZA DELLA MUSICA


Bellissima occasione quella offerta dalle Dolomiti Mountain School, ragionare sulla musica e sull'importanza che quest'ultima ha nella costruzione di un'identità sociale, ambientale, spirituale soprattutto nelle Terre Alte. Da abitante delle Terre Alte non potevo non metterci il naso...
Fra le tante relazioni molto interessanti una in particolare mi ha colpito, quella dell'antropologo culturale Gian Paolo Gri, già docente all'Università degli studi di Udine.
Nel suo intervento ha raccontato come la musica non sia solo divertimento, spettacolo, esibizione o godimento individuale.
Ha messo in relazione l'importanza della montagna nella capacità di generare musica per un compositore, il silenzio quale componente essenziale per un'osservazione pulita, le emozioni che poi vengono tradotte in note.
Ha parlato anche degli strumenti tipici della gente di montagna, dall'antico corno ai più raffinati strumenti moderni.
La musica si genera dal silenzio. La musica è data in natura, esiste prima di te, ha sottolineato il docente.
La parte più interessante è stata senza dubbio quella legata alla funzione della musica. Nei tempi passati la musica aveva una funzione ben precisa, l'elemento più pregnante era senza dubbio quello sociale.
Non si suonava per suonare e basta e non si cantava per cantare e basta. Si suonava per stare assieme, per far ballare nelle danze tradizionali legate ai vari momenti dell'anno, festivi come liturgici. Una musica che aggrega, il canto che fa un insieme. 
Oggi siamo abituati alla  musica passiva, una musica sparata per ogni dove. 
Come ha ricordato Nicola Piovani, oggi siamo dentro una condizione simile a quella a cui sono sottoposte vacche e galline. La musica favorisce la produzione di latte, la produzione di uova (sono molti gli allevamenti che utilizzano la musica per questo scopo), nei bar e supermercati la musica stimola l'acquisto. Siamo come polli e vacche, sottoposti a musica passiva che non abbiamo richiesto ma ci viene affibbiata anche se non lo vogliamo.
Musica passiva, non quella terapeutica scelta da un medico per favorire una concentrazione o migliorare alcune capacità cognitive. Musica passiva perchè non richiesta ma con lo scopo di far aumentare il desiderio di acquistare, bere, mangiare.
Mi viene naturale pensare alla vera funzione aggregativa dell'esperienza musicale, a quanto faccia bene cantare in un coro, suonare in una banda o in un'orchestra.
Il confronto con ciò che dovrebbe fare la scuola viene immediato.
Come si studia la musica a scuola? Si continua a fare storia della musica e gli strumenti sono banalizzati creando una dimensione appiattente: tutti suonano i legnetti o il flauto.
Ci sono scuole attente e virtuose ma ancora troppo poche.
La musica è espressione, è messa in sintonia con quello che Edwin E. Gordon chiamava il proprio io sonoro. Già i neonati hanno dentro una melodia, una loro musica. L'esperienza di Musica in fasce lo dimostra. (Ricordo il bellissimo lavoro fatto da Roberto Spremulli a questo riguardo).
Oggi purtroppo si tende ad avvicinare alla musica in maniera individuale. Imparare a suonare uno strumento per fare concerti, magari diventare famosi. I talent sono ghiotti di bambini prodigio.
Sarebbe molto interessante riprendere il significato profondo di socializzazione magari attraverso l'esperienza del coro.
Dai tre anni in poi si possono già creare piccoli cori, insegnando ai bambini a creare una cosa sola grazie al contributo di tutti.
L'esperienza del coro ha un'importanza davvero molto pregnante. Un esempio molto significativo è dato dai Freevoices. Iniziato con un gruppetto di liceali, il progetto Freevoices oggi è un coro strepitoso che porta gentilezza, allegria, armonia e tanta simpatia in giro per Italia ed Europa. 
In Alto Adige (accipicchia, sempre loro) l'esperienza bandistica inizia a scuola, a partire dalla scuola dell'infanzia, Ancora oggi i bambini e i ragazzi suonano in occasione di varie cerimonie o in momenti importanti della comunità.
Si potrebbero copiare? Invece di cercare fama e notorietà individuale partecipando a quelle squallide trasmissioni televisive non sarebbe tanto più bello fare esperienza comunitaria?
Gian Paolo Gri ricordava proprio questo, l'importanza sociale e comunitaria del cantare assieme, del suonare assieme. 
Sapremo mai riprendere in mano questa cosa, allontanandoci un po' da tik tok e instagram?



23 settembre 2025

LA RAGIONE AFFETTIVA DELLO SMARTPHONE


 Con molto piacere ho seguito una lezione con Gustavo Pietropolli Charmet. Il tema era legato alla scuola e all'utilizzo o meno degli smartphone.
Si sono aperti gli scenari più vasti, con le dovute specifiche riguardanti il grado di scuola e dunque la necessità di integrare le nuove tecnologie all'interno di una riflessione didattico educativa significativa.
Il tema più interessante portato da Charmet è stato proprio il legame che ognuno di noi, gli adulti e non i ragazzi, hanno con questo nuovo strumento.
Provocatoriamente Charmet ha chiesto di andare a verificare quali possono essere le ragioni affettive dello smartphone.
Perché non riusciamo a staccarci?
Che cosa ha da dirci di così importante?
Come mai è diventato il prolungamento del nostro braccio?
Che cosa ci cattura così tanto da non lasciare lo strumento nemmeno un attimo?
Ha lanciato domande che credo assolutamente necessarie in un mondo continuamente volto a puntare il dito contro i più giovani impedendo di fare un'analisi e di trarre le dovute considerazioni sugli adulti.
Matteo Lancini ha, quale cavallo di battaglia da sempre, l'auto-osservazione del mondo adulto che implicitamente diventa educativo.
Sostiene che è un controsenso pensare di togliere lo smartphone ai ragazzi quando fin dalla prima infanzia hanno visto questo aggeggio nelle mani dei genitori e di tutti gli adulti in genere.
Riprendendo Charmet, condivido il suo approccio a queste nuove tecnologie. 
Questi strumenti hanno catturato la nostra quotidianità tanto da farli diventare il centro di ogni nostra azione, dal cercare un ristorante, a farci da guida stradale, dai comodi acquisti in rete alla consultazione di una ricetta di cucina o dell'orario della metro.
Se tutte queste sono comodità, la parte positiva dell'utilizzo, la domanda sorge rispetto al proprio tempo libero. L'abitudine a fare scrolling è visibile ovunque.
Dopo quella interessantissima lezione ho voluto fare una prova.
Io non sono attiva sui social, non ho Instagram, X e altri canali. Mi limito al mio sito e alla divulgazione di qualche articolo o presentazione di libri. Sul mio smartphone ho provato a osservare le visualizzazioni del mio stato. Ho messo qualche frase, qualche locandina e poi ho verificato il numero di persone che lo guardano. Sono numeri molto alti e non perché queste persone siano realmente interessate ai contenuti che metto, compreso il link a questo articolo. Risulta assolutamente evidente che c'è un guardare gli stati per sport, per inedia, per combattere le noia. Prova ne sia che molto raramente c'è un commento.
Le persone in genere quando hanno un attimo libero scrollano lo smartphone.
Da educatori (tutti lo siamo, non solo i professionisti) dobbiamo essere più che consapevoli che sono messaggi concreti dati ai più piccoli. Questo aggeggio è la cosa più importante che possa esistere ormai sulla faccia della terra.
Esagero, d'accordo, ma osserviamoci, è davvero un dato di fatto. C'è una ragione affettiva dello smartphone, mi impedisce di sentire il silenzio, di vivere la dimensione del vuoto e della solitudine, mi dà l'illusione di essere sempre in contatto con qualcuno. Mi dà l'illusione di essere visto e ascoltato. Mi consente di sfilarmi dalla fatica di incontrare lo sguardo dell'altro, di litigare se necessario, di dire la mia opinione, di provare a costruire un dialogo vero e non filtrato da uno schermo che mi inebria e mi cattura.
Lo smartphone è utilissimo, ma la schiavitù che ne è derivata è davvero da prendere in considerazione. Regole per i ragazzi? Io direi prima di tutto regole per noi adulti.


16 settembre 2025

NON VOGLIO RESTARE AL NIDO!

 


Questa mattina mi chiama una mamma angosciata. Ha accompagnato il suo bambino all'asilo  nido e si è svolto un vero e proprio dramma. Pianti e urli, non voleva staccarsi da lei.

Facciamo un passetto indietro. La mattina il piccolo si è svegliato, tutto tranquillo, ma al momento di andare al nido ha espresso il desiderio di essere accompagnato dalla mamma in vece che dal papà.

Piccolo cambio di programma, il fatto è che la mamma ha il fratellino piccolo di pochi mesi, un lattante che è sempre con lei. 

Mamma e fratellino si mettono in macchina e accompagnano il fratello maggiore al nido. Tutto bello fino al momento del distacco.

Al nido c'è un "problemino": l'educatrice di riferimento a cui il bambino si affida con gioia è a un corso di aggiornamento, la nuova educatrice è praticamente un'estranea in quanto ha preso servizio da una settimana soltanto.

La mamma al vedere il bambino così agitato si agita, cerca di rassicurarlo ma dentro di sé si sente morire. Non ha mai visto il suo bambino fare certe scenate. E' sempre andato al nido volentieri, ormai è al suo terzo anno, eppure oggi...

L'educatrice consiglia di andare via comunque e di fermarsi sui divanetti fuori per vedere come va. Il bambino dopo un po' si calma e l'educatrice dice alla mamma che può andare a casa, tutto si è tranquillizzato.

Senza dubbio gli amichetti e le attività hanno distolto il bimbo ma ovviamente la mamma è rientrata con un grosso magone.

Mi ha chiamato più che altro per verificare se si è comportata bene o se doveva riportarsi a casa il suo bambino.

L'ho rassicurata dicendo che se il bambino fosse stato realmente in grossa difficoltà non si sarebbe adattato, avrebbe continuato a piangere in maniera inconsolabile.

Dobbiamo pensare che la ripresa del nido così come quella della scuola ha bisogno di un riordino delle routine.

Un bambino di due anni e mezzo che ha vissuto un'estate assieme alla famiglia, con la mamma sempre vicina nonostante il fratellino, con i nonni abbastanza vicini a giocare in vacanza, cambia tutte le abitudini.

Ripartire con la sveglia presto, gli orari scanditi, il luogo nuovo, il cambio delle educatrici, tutto questo inevitabilmente porta scompiglio.

La cosa da fare è rassicurare il bambino, creare un piccolo rituale per il saluto, non cedere pensando che forse qualche giorno a casa sistema le cose. I bambini fanno fatica a riprendere, lo fanno con maggior serenità se i genitori sono sereni.

Alcuni spunti di riflessione, alcune domande che potrebbero aiutare:

  • vi fidate delle educatrici?
  • siete tranquilli quando lasciate il bambino nella struttura?
  • siete convinti che il nido sia l'ambiente fecondo di cui vostro figlio/a ha bisogno?
  • stare con i pari è una risorsa fondamentale per l'apprendimento, ne siete consapevoli?
  • a casa il bambino finirebbe per annoiarsi, lo riconoscete?
Benissimo, se le vostre risposte sono positive, state sereni. E' assolutamente normale che vi siano momenti in cui arrivi una piccola crisi.
Le piccole crisi sono fisiologiche e passano nel giro di qualche giorno.

Se la crisi si protrae a lungo e il bambino non riesce proprio a riabituarsi, allora è necessario esplorare maggiormente la situazione proprio partendo da voi.
Più il genitore è sereno e fiducioso, più i bambini si affidano e a loro volta ritrovano la serenità.

06 settembre 2025

RICOMINCIA LA SCUOLA, IMPORTANZA DEL SONNO

Ciclicamente ci ritroviamo a dire un po' le solite cose. Aumenta la preoccupazione per gli insegnanti che cambiano, per le nuove regole, le impostazioni più o meno condivise, la scelta di una scuola a tempo pieno o no...

Ogni anno a settembre si riaccendono ansie genitoriali spesso trasferite ai bambini e ragazzi.

Tra le tante indicazioni che psicologi, pedagogisti e terapeuti consigliano, io mi permetto di soffermarmi su di un unico aspetto, lasciando il resto ai colleghi.

Vorrei ritornare sul tema sonno.

Bambini e bambine, così come ragazzi e ragazze dormono troppo poco e male. I ricercatori ci ricordano che negli ultimi decenni abbiamo perso addirittura un ora e mezza di sonno mentre il bisogno di dormire è rimasto lo stesso rispetto all'età. 

C'è dunque  la necessità di ridare il giusto peso al sonno. 

La letteratura medica (1) ci sta dando indicazioni precise per quanto riguarda l'importanza di un buon sonno. Vale per i più piccoli e vale per noi adulti.

Il sonno aiuta nella crescita, nella fissazione di ciò che si è imparato durante il giorno e non solo. E' necessario dormire e dormire bene.

L'igiene del sonno può valere per tutti:

  • stanza da letto ben arieggiata e con un clima adeguato
  • luci spente fatta eccezione per una piccola lucciola nel caso di bambini piccoli
  • zero alimenti (biberon, bevande dolci) immediatamente prima di addormentarsi
  • zero giochi adrenergici dopo cena
  • evitare ogni device elettronico almeno un ora prima di dormire
  • zero tv in camera
  • cellulare fuori dalla stanza da letto
  • leggere un libro per accompagnare l'addormentamento.
Sono consigli utili a tutti, in infanzia devono far parte della routine pre-nanna, i bambini li accettano e faranno parte della normalità.
Sarebbe molto utile che i pediatri inserissero nel bilancio di crescita domande specifiche sul sonno e sull'utilizzo dei videoschermi.
Alcuni lo fanno e danno indicazioni precise altri glissano...
La correlazione tra luce blu dei device e l'insufficiente produzione di melatonina è ormai cosa nota. Ai genitori viene richiesta attenzione e senza dubbio fa bene a tutte e tutti lasciare a riposo i videoschermi prima di andare a dormire.
Se i genitori si impegnano a dare un buon esempio i figli seguiranno con maggior facilità.
Dunque, iniziare il nuovo anno scolastico con la possibilità di attivare un buon approccio al sonno sarà un regalo importante per i nuovi studenti e scolari.
Del resto, basta un po' di buona volontà .

1) Emanuela Malorgio (a cura di), I disturbi del sonno in età pediatrica. Guida pratica (II ed.), Edizioni Minerva Medica, Torino, 2024

Immagine: 

Clipart di sonno del ragazzo sveglio

brgfx

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Eccomi qui, questa sono io un po' di anni fa. Con questa foto mi presento e questa immagine dice praticamente tutto di me.

Passione per la montagna, non disdegno il pericolo, vivo a Forni di sopra e respiro l'aria splendida delle Dolomiti.

Ho scelto un'immagine di me bambina perchè da tutta la vita lavoro per l'educazione e l'infanzia, dunque cosa c'è di meglio che ricordare la mia di infanzia, felicissima e spensierata. Un grazie ai miei genitori che hanno saputo darmi tanto, anche se poi tutto mi è stato tolto.

Non per niente mi sono occupata di educazione e psicopedagogia.

Con questo nuovo blog non voglio sostituire il mio sito ma aggiungere uno strumento snello per poter scrivere alcune riflessioni e articoli che spero di condividere con quanti avranno voglia di leggermi..

Spero di avervi tanti come lettori e soprattutto spero che i vostri suggerimenti e commenti mi aiutino a crescere e creare sempre meglio.



VIOLENZA SULLE DONNE: UNA GIORNATA PER DIRE “DEVO ESSERE LIBERA DI DECIDERE”

  Una giornata contro la violenza sulle donne è un simbolo e serve senza dubbio a far riflettere, ma abbiamo ancora tanta tanta strada da fa...