03 ottobre 2025

ANCHE IO HO RICAMATO PER GAZA



 Ho aderito alla campagna Arte tessile per Gaza, un' idea nata da Cristina Pedrocco ed Elena Gradara. Scrivere attraverso ago e filo i nomi dei bambini trucidati a Gaza.

Appena il Ricamificio di Forni di Sopra ha aderito e ha proposto a una rete di amiche di esserci, non ho esitato, ho voluto dare il mio contributo.
Tutti i nomi dei bambini e bambine sono stati  recuperati dalla lista pubblicata dal Washington Post e da Al Jazeera.
Tanti, troppi nomi, un numero impressionante. Le referenti hanno creato una sorta di staffetta: sono stati suddivisi i nomi  e ognuno e ognuna di noi ha ricamato con filo nero su di un lenzuolo bianco.
Il lenzuolo costituirà una sorta di sudario gigantesco, misurerà 250 metri e sarà portato nelle varie città italiane. Ci saranno 18,000 nomi e non sono ancora tutti. I numeri del massacro di questo genocidio sono da paura, mentre ricamavo con pazienza i miei nomi - avevo sei bambini da ricordare - confesso che le lacrime hanno bagnato il lenzuolo.
I "miei" bambini e bambine erano tutti al di sotto dei 10 anni.
Punto dopo punto sentivo la fatica di scrivere nomi per consegnarli al mondo, nomi di bambini che sono deceduti in maniera terribile, chi bombardato, chi vinto dalla fame.
Ho cercato di dare un senso a quanto stavo facendo, ho impiegato una settimana suddividendo i punti, dandomi un ritmo come fosse una preghiera, una novena da recitare. Ho ricamato in silenzio, senza alcuna distrazione, concentrata sul significato che questo gesto simbolico ha e potrà avere.
Le mani di tante donne, forse anche di qualche uomo, si sono mosse caute a disegnare con un filo nero, colore della morte, nomi di creature strappate alla vita, al respiro, alla gioia. 
Il futuro si cancella quando muoiono bambini, il mondo deperisce e quei nomi ricamati dalle mie mani si sono ampliati, le mie lacrime non sgorgavano solo per quei bambini ma anche per gli altri, per tutti i bambini e  le bambine del mondo vittime della follia della guerra e delle carestie.
Abbiamo ricamato una semplice tela bianca, abbiamo siglato con il colore nero i nomi di chi non c'è più. E' un mantra che mi sono ripetuta giorno dopo giorno.
Questo simbolo verrà portato in giro, verrà esposto come un sudario, chi avrà modo di incontrarlo ricordi che non si può rimanere in silenzio, non si può fingere che tutto ciò non accada.
Paradossalmente mi viene spontaneo citare un autore significativo, Primo Levi, che in apertura al suo libro La tregua utilizza una poesia:
(...) Meditate che questo è stato: 
Vi comando queste parole.
Scolpitele non vostro cuore
Stando in casa o andando per via
Coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli
O vi si sfaccia la casa
La malattia vi impedisca
I vostri nati torcano il viso da voi.
Le ha scritte chi ha vissuto l'olocausto, un ebreo che ha raccontato il dramma terrificante del nazismo.
Ricamando i nomi di quei bambini morti a Gaza, non posso che pensare al significato di ciò che gli israeliani stanno facendo, i figli del popolo eletto, i discendenti delle vittime dell'olocausto.
Meditate... non si può più stare in silenzio

Scritto mentre la Global Sumud Flotilla è stata fermata in acque internazionali dagli israeliani.



 

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